Originaria di Scerni, la famiglia Ciccarone arrivò a Vasto sull’onda delle conseguenze dell’eversione feudale e del progressivo abbandono dei suoi possedimenti da parte dei d’Avalos.
Francesco Paolo Ciccarone partecipò alla difesa della Repubblica napoletana di ispirazione giacobina, e combatté a Pescara sotto Ettore Carafa, poi giustiziato da Ferdinando I a Napoli. Fervente carbonaro, fu condannato da Francesco I al confino all’isola di Lipari, ma fu amnistiato nel 1830 da Ferdinando II, che volle iniziare con quel provvedimento il proprio regno, dopo la morte di Francesco I.
Il figlio Silvio Ciccarone, iscritto alla Giovane Italia, trasformò il palazzo di famiglia in una delle sedi dei convegni segreti dei patrioti di tutta la Provincia. Da lì, mossero gli insorti, che primi in Abruzzo, presero la sottoprefettura regia, alla notizia che Garibaldi ormai si avviava verso Napoli. Lo stesso Silvio Ciccarone venne nominato prodittatore, come venivano chiamati i rappresentanti di Garibaldi nei governi provvisori locali.
Nei mesi successivi, Ciccarone ospitò nel suo palazzo diverse figure centrali della politica del nuovo stato unitario: il marchese di Villamarina, inviato da Vittorio Emanuele II a gestire il Regno di Napoli nei primi tempi dopo l’annessione, il generale Alfonso Lamarmora, comandante dell’esercito piemontese e successivamente, presidente del consiglio del Regno d’Italia, Ruggero Bonghi, famoso classicista, e futuro ministro della Pubblica Istruzione.
La presenza più assidua in casa Ciccarone fu senz’altro quella di Silvio Spaventa, amico stretto di Silvio Ciccarone, principale esponente politico della Destra storica in Abruzzo, ministro del regno e principale ordinatore della giustizia amministrativa italiana.
Il figlio di Silvio, Francesco, fu deputato per tre legislature, dal 1904 al 1919. Anche se visse principalmente a Roma, si adoperò per ampliare la biblioteca del palazzo di Vasto, che arricchì di volumi rari e di manoscritti, dandole l’attuale sistemazione, ispirata alla biblioteca del castello asburgico di Miramare a Trieste.
L’epopea della famiglia Ciccarone nella storia civile cittadina, termina con il figlio di Francesco, chiamato Silvio come il nonno. Segretario del partito fascista locale, e poi podestà di Vasto, vedendo i tedeschi in ritirata, andò incontro alle truppe alleate, per evitare il bombardamento della città. Durante l’occupazione alleata, ospitò in casa truppe americane.
Nel dopoguerra fondò l’associazione civica “Il Faro”, che costituì con il PCI, la prima amministrazione di centro sinistra in città, diventandone sindaco, e realizzando importanti opere pubbliche, che sono ancora oggi fondamentali nell’assetto del territorio.